Quando si opera nel commercio internazionale, poter contare su una documentazione chiara e accurata è essenziale per garantire operazioni fluide ed evitare complicazioni a livello doganale. Uno dei documenti più richiesti durante l’esportazione o l’importazione di beni è il certificato di origine. Questo documento, fondamentale per identificare il paese di produzione della merce, assume un ruolo chiave nel determinare dazi doganali, applicare accordi commerciali preferenziali e rispettare normative locali.
In questo articolo a cura di Savino Del Bene esploreremo in modo approfondito cos’è il certificato di origine, quando serve e come richiederlo, con esempi pratici e indicazioni per evitare errori.
Cos’è il certificato d’origine?
Il certificato di origine (talvolta abbreviato in CO o C/O) è un documento ufficiale che attesta il luogo di produzione, fabbricazione o lavorazione sostanziale di una merce. Viene emesso per dichiarare che un determinato prodotto esportato è stato interamente ottenuto o significativamente trasformato in un determinato Paese.
Oltre a indicare la nazionalità commerciale del prodotto, il certificato di origine permette alle autorità doganali del Paese importatore di applicare dazi doganali in base agli accordi bilaterali o multilaterali in vigore tra i Paesi coinvolti. La corretta emissione di questo documento contribuisce anche alla trasparenza commerciale e alla lotta contro il dumping e le pratiche scorrette.
Certificato di origine della merce: le tipologie
Esistono due principali tipologie di certificati di origine della merce, ciascuna con finalità specifiche: preferenziale e non preferenziale. Vediamo le differenze.
Certificato di origine non preferenziale
Il certificato di origine non preferenziale è la forma più comune e viene richiesto per ragioni statistiche, di etichettatura, o per adempiere a normative locali nei Paesi importatori. Indica il Paese di origine del bene ma non comporta agevolazioni tariffarie. Questo tipo di certificato può essere richiesto anche in caso di embarghi, restrizioni o misure antidumping.
Certificato di origine preferenziale
Il certificato di origine preferenziale consente al bene esportato di beneficiare di una riduzione o esenzione dei dazi doganali nel Paese di destinazione, sulla base di specifici accordi commerciali (come quelli stipulati tra l’UE e determinati Paesi extra-UE). Esempi noti di certificati di origine preferenziale sono:
- EUR.1 o EUR-MED per gli scambi con Paesi con cui l’Unione Europea ha siglato accordi commerciali;
- Form A per il Sistema delle Preferenze Generalizzate (SPG).
Questa tipologia richiede che le merci soddisfino i criteri di origine preferenziale previsti dall’accordo specifico.
Differenze tra certificato di origine preferenziale e non preferenziale
In sostanza, la distinzione tra certificato di origine preferenziale e non preferenziale risiede principalmente nelle implicazioni doganali e negli accordi internazionali. Il certificato preferenziale consente l’accesso a dazi ridotti o nulli, grazie a specifici accordi commerciali tra Paesi, ed è subordinato al rispetto di regole di origine più stringenti. Al contrario, il certificato non preferenziale non dà diritto a benefici tariffari, ma viene spesso richiesto per motivi doganali, statistici o normativi nei Paesi di destinazione. Entrambi sono fondamentali, ma vanno utilizzati in base al tipo di esportazione e alla normativa vigente nel Paese importatore.
Certificato di origine: quando serve e perché?
Il certificato di origine diventa necessario in molte operazioni di commercio internazionale, ma non è sempre obbligatorio. La sua richiesta dipende principalmente dal Paese di destinazione, dalla tipologia di merce esportata e dagli accordi commerciali in vigore. Comprendere quando serve questo documento è essenziale per evitare ritardi, sanzioni o blocchi doganali.
Il certificato è richiesto quando:
- Il Paese importatore impone obbligatoriamente la prova dell’origine della merce per applicare normative locali, restrizioni o per motivi di sicurezza economica e politica;
- L’esportatore desidera ottenere benefici da accordi commerciali preferenziali, come la riduzione o l’esenzione dei dazi doganali; In questo caso è necessario un certificato di origine preferenziale;
- È prevista una lettera di credito internazionale che menziona esplicitamente il certificato come condizione per il pagamento;
- L’importatore ne richiede la presenza per motivi fiscali, assicurativi o contrattuali;
- Si esportano beni verso Paesi soggetti a misure antidumping, embarghi o restrizioni commerciali, dove è obbligatorio provare che la merce non provenga da determinati Stati.
Il certificato di origine per esportazione è quindi uno strumento che, sebbene talvolta visto come semplice formalità, ha implicazioni cruciali: consente di dimostrare la legittimità del prodotto, di agevolare l’ingresso nei mercati internazionali e di evitare complicazioni che potrebbero compromettere l’intera spedizione. Per questo motivo è buona prassi informarsi in anticipo sulle normative doganali del Paese di destinazione e prevederne l’emissione anche quando non espressamente obbligatorio.
Certificato di origine delle merci: chi lo rilascia e come richiederlo?
Negli Stati Uniti, il certificato di origine viene solitamente rilasciato dalle Camere di Commercio locali. Gli esportatori possono anche rivolgersi a fornitori di servizi accreditati, autorizzati a emettere certificati validi. Sebbene la U.S. Customs and Border Protection (CBP) non rilasci direttamente i certificati di origine, può richiederli durante le operazioni di sdoganamento nel Paese di destinazione.
Come ottenere il certificato di origine: la procedura
La procedura standard negli Stati Uniti è la seguente:
- Preparare tutta la documentazione relativa all’esportazione (ad es. fattura, packing list);
- Accedere alla piattaforma online della Camera di Commercio (come essCert o SWIFTcert);
- Compilare il modulo con i dati dell’esportatore e del destinatario, la descrizione dei prodotti, il codice HS e il riferimento alla fattura;
- Caricare la documentazione a supporto;
- Inviare la richiesta per la verifica;
- Dopo l’approvazione, il certificato viene rilasciato in formato digitale o cartaceo con il timbro della Camera.
Certificato di origine delle merci: procedure in UE e Cina
In molte altre aree del mondo, la procedura è simile. Sia nell’Unione Europea che in Cina, le Camere di Commercio locali sono le principali autorità incaricate del rilascio dei certificati di origine.
In particolare, in Cina esiste anche un documento specifico chiamato Form E. Questo certificato attesta l’origine delle merci destinate ai Paesi dell’area ASEAN, nell’ambito di un accordo commerciale preferenziale. Per ottenere il Form E, le merci devono essere interamente prodotte o sostanzialmente trasformate in Cina, rispettando i criteri di origine stabiliti dall’accordo di riferimento. Come il certificato standard, anche il Form E viene rilasciato da Camere di Commercio o autorità commerciali autorizzate in Cina ed è ampiamente utilizzato per beneficiare di tariffe doganali agevolate nei mercati asiatici.
Compilazione certificato di origine: esempio e cosa sapere
La compilazione del certificato di origine è una fase delicata che richiede precisione e conoscenza delle normative doganali. Qualsiasi errore, omissione o incongruenza tra i dati riportati e gli altri documenti di spedizione (come fattura commerciale, DDT o polizza di carico) può causare ritardi in dogana, respingimenti o perdita di agevolazioni tariffarie. È quindi fondamentale compilare il documento con attenzione, seguendo le indicazioni fornite dagli enti competenti.
Come compilare certificato di origine: i dati da inserire
Il certificato di origine, sia esso preferenziale o non preferenziale, si compone di più sezioni che devono essere riempite in modo coerente. I dati richiesti includono generalmente:
- Dati dell’esportatore: nome completo, indirizzo e partita IVA;
- Dati del destinatario (importatore): nome, indirizzo completo e nazione di destinazione;
- Descrizione dettagliata delle merci: deve essere chiara, tecnica e coerente con la descrizione nella fattura commerciale;
- Codice doganale (HS Code): sistema armonizzato di classificazione delle merci;
- Paese di origine: lo Stato in cui le merci sono state prodotte o trasformate in modo sostanziale;
- Quantità, tipo di imballaggio, peso netto e lordo;
- Riferimenti alla fattura commerciale: numero, data e valore della fornitura;
- Luogo, data di emissione e firma dell’esportatore (o del dichiarante);
- Timbro e firma dell’autorità competente (es. Camera di Commercio).
Esempio di certificato di origine compilato
Prendiamo come esempio una spedizione di componenti meccanici da un’azienda italiana a un cliente in Canada. La compilazione potrebbe includere:
- Esportatore: Officina Meccanica Bianchi S.r.l., Via Verdi 123, Milano, Italia;
- Destinatario: Montreal Tech Parts Inc., 457 Rue Sherbrooke, Montréal, Québec, Canada;
- Descrizione merce: Ingranaggi meccanici in acciaio temprato, diametro 150 mm, destinati all’industria automobilistica;
- HS Code: 8483.10;
- Paese di origine: Italia;
- Quantità: 50 colli, 1.200 kg lordo, 1.050 kg netto;
- Fattura n.: 2025-00123 del 14/05/2025;
- Firma e timbro: apposti dall’esportatore e dalla Camera di Commercio di Milano.
Ricordiamo che ogni Paese potrebbe richiedere modelli leggermente diversi o richiedere l’utilizzo di moduli digitali. Inoltre, in caso di certificati di origine preferenziale, potrebbe essere necessaria una dichiarazione da parte del produttore sull’origine preferenziale dei beni, da allegare alla domanda.
Conclusione
Il certificato di origine è uno strumento cruciale per garantire la conformità delle esportazioni alle normative internazionali, ottenere vantaggi tariffari e assicurare fluidità nelle operazioni doganali. Che si tratti di un certificato di origine preferenziale o non preferenziale, comprenderne il funzionamento e sapere come ottenerlo rappresenta un passaggio obbligato per ogni azienda attiva nei mercati globali.
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